GIOVEDI' SANTO. Messa in Coena Domini alle 18.00 al Cristo Re
Il Giovedì Santo è una giornata particolarissima per il calendario liturgico di quasi tutte le confessioni cristiane e, in particolare, per la Chiesa Cattolica. Anche se gli appuntamenti sono solo due, in realtà essi custodiscono in sé significati profondi della nostra fede.
I due appuntamenti sono uno al mattino e l’altro il pomeriggio. Il primo è inserito ancora nella Quaresima, il secondo invece apre il Triduo Pasquale.
La Messa mattutina del Crisma
Nella mattina del Giovedì Santo nelle Cattedrali di tutte le Diocesi il Vescovo presiede una solenne celebrazione liturgica insieme a tutti i sacerdoti e i diaconi. Durante la Messa vengono consacrati gli oli usati per i sacramenti: il sacro crisma – che è l’olio benedetto che viene usato nel Battesimo, nella Cresima e nell’Ordine Sacro – e gli altri tre oli – usato per il Battesimo, per l’Unzione degli Infermi e per l’Unzione dei Catecumeni.
L’adunanza ha anche il significato simbolico, molto forte, che il clero, radunato intorno al proprio pastore è la visibile conferma della Chiesa e del Sacerdozio fondato da Cristo. Quando l’assemblea si scioglierà, i partecipanti torneranno nelle proprie parrocchie e chiese per apprestarsi a celebrare e a commemorare le ultime fasi della vita di Gesù con la Passione, la Morte e la Resurrezione.
La messa vespertina IN COENA DOMINI
Nel tardo pomeriggio (nella nostra Parrocchia alle ore 18.00 nella Chiesa del Cristo Re) ha luogo l’altro importante appuntamento, la Messa nella Cena del Signore. Con essa ha inizio il Triduo Sacro e al proprio interno ha funzioni peculiari, quali la lavanda dei piedi. In essa si ricorda l’Ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli, consumata prima della sua Passione, nella quale consegnò ai discepoli il Comandamento dell’Amore: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 13,34). Secondo la nostra dottrina cattolica, in quella Cena Gesù instituì i sacramenti dell’Eucaristia e dell’Ordine Sacro.
Vediamo nel dettaglio tutti questi importanti momenti
La lavanda dei piedi
“Sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13,1). La lavanda dei piedi è un gesto ad alto valore simbolico che Gesù compie durante l’ultima cena. Nel momento in cui i Dodici discutevano e litigavano su chi fosse il più importante fra di loro, su chi dovesse avere l’onore di stare alla destra di Gesù, Questi dimostra loro che non gli onori ma il servizio è ciò che renderà importanti agli occhi di Dio gli uomini di questa terra. Questa procedura era propria degli schiavi che lavavano i piedi al proprio padrone. E invece Gesù, il Rabbì, non esita a cingersi il fianco con un asciugatoio e, preso un catino comincia lavare i piedi ai suoi discepoli mostrando che lui che era il Maestro si era reso il più umile fra loro. Solo Pietro riesce a obiettare qualcosa: “Signore, tu lavi i piedi a me?” ma Gesù lo tranquillizza dicendo che se non avesse accettato quel servizio non sarebbe stato partecipe con Lui nel Regno dei cieli.
“Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti sedette di nuovo e disse loro: Sapete cosa vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque Io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv 13,12-15).
La lavanda dei piedi è raccontata solo dal Vangelo di Giovanni che però non racconta l’istituzione dell’Eucaristia. Secondo gli esegeti è una precisa scelta dell’Autore sacro che scrive almeno 30 anni dopo gli Autori dei cosiddetti Sinottici. In quel tempo intercorso lo spezzare del pane era stato ben assimilato dalla comunità cristiana, ne era già divenuto il centro. Quindi Giovanni decide di mettere in particolare luce questo gesto proprio per sottolineare il carattere di servizio della missione di Gesù sulla terra, il quale “non era venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.
L’istituzione dell’Eucaristia
Come già detto, il fatto è raccontato dai Sinottici in Mt 26,26-28; Mc 14,22-24 e Lc 22,19-20. È ripreso inoltre da San Paolo nella prima lettera ai Corinzi 11,23-25.
Il termine Eucaristia viene dal greco eucharisto che si può tradurre con ‘ringrazio’, ‘rendo grazie’.
Durante l’Ultima Cena, Gesù spezza il pane che distribuisce ai suoi discepoli così come poi fa con il vino dicendo che ha appena offerto il suo corpo e il suo sangue. Chiede inoltre ai 12 radunati nel Cenacolo di perpetuare questo gesto nei secoli in Sua memoria. La pratica – viste le precise istruzioni di Gesù – fu fatta propria sin dalla prima Chiesa cristiana e da allora ha costituito il centro di ogni celebrazione liturgica. Per la dottrina cattolica, l’Eucaristia è l’azione sacrificale durante la quale il sacerdote offre il pane e il vino a Dio che, per opera dello Spirito Santo, diventano realmente il Corpo e il Sangue di Cristo, lo stesso Corpo e lo stesso Sangue offerti da Gesù sulla Croce. Quando il sacerdote celebra la Santa Messa agisce in persona Christi; cosicché chiunque assiste alla Santa Messa è esattamente come se fosse dinanzi alla crocifissione di Cristo e alla sua Passione. Il miracolo del pane e del vino che si tramutano in Corpo e Sangue di Gesù è chiamato transustazione, ovvero cambiamento oltre la sostanza. Questo miracolo si ripete ad ogni celebrazione eucaristica.
L’altare della Reposizione
Al termine della Messa nella Cena del Signore, si lascia sull’altare la pisside con l’Eucaristia. Dopo aver recitato l’orazione finale, il sacerdote incensa il Santissimo; quindi, indossato il velo omerale, prende la pisside e la ricopre con il velo. Si forma quindi la processione che, attraverso la chiesa, accompagna il Santissimo Sacramento nell’Altare della Reposizione, un luogo diverso rispetto a dove si appena celebrata la Messa, e qui vengono riposte e conservate le Sacre Specie per essere adorate fino alla mezzanotte e per essere distribuite nella celebrazione del Venerdì Santo durante la quale non si può fare la Consacrazione. La processione è accompagnata dal canto Tantum ergo Sacramentum.