EVANGELII GAUDIUM: IL TEMPO SUPERA LO SPAZIO
Interessantissimo l’argomento dell’ultima riunione settimanale dell’ofs, svoltasi martedì 21 novembre 2017 presso il salone della parrocchia e tenuta dal nostro parroco padre Enzo Zagarella. Con grande abilità il parroco è riuscito ad esporci e coinvolgerci nella trattazione di un tema per molti aspetti di difficile comprensione in quanto portatore di un significato nuovo e di una nuova prospettiva del tempo in relazione allo spazio.
Tutto nella nostra vita ruota attorno al tempo e allo spazio, ognuno di noi è inserito in un tempo e in uno spazio ben definiti; ed è convinzione comune che tempo e spazio siano due entità inscindibili l’una dall’altra, come si spiega dunque la superiorità del tempo rispetto allo spazio di cui ci parla Papa Francesco ai paragrafi 222-223-224-225 dell’esortazione pastorale Evangelii Gaudium?
In questi paragrafi Papa Bergoglio ci propone il primo dei quattro principi che hanno guidato la sua vita fin dalla gioventù e che ora ispirano il suo modo di governare la Chiesa. Quindi è da tutta la vita che si ispira a questi quattro criteri soprattutto al primo che ricorre in tutti i suoi scritti lo troviamo enunciato la prima volta nell’enciclica “Lumen fidei”(n.57). E’ successivamente ripreso nell’enciclica “Laudato si” (n.178). E’ infine citato per ben due volte nell’esortazione apostolica “Amoris laetitia”(n.3 e n.261).
I quattro principi di cui si parla sono i seguenti:
1.Il tempo è superiore allo spazio
2.L’unità prevale sul conflitto
3.La realtà è più importante dell’idea
4.Il tutto è superiore alla parte.
Il primo principio, sostiene il Papa ci “permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione di risultati immediati(…) e preoccupandoci di iniziare processi più che occupare spazi.”
L’invito è quello, in quanto popolo di Dio, di lavorare non per il solo momento attuale ma per i risultati a lunga scadenza che vanno al di là dello spazio.
“Il tempo inizia processi, lo spazio li cristallizza...” se ci fossilizziamo sullo spazio entriamo in quella che possiamo definire la dinamica del possesso, le nostre azioni diventano fini a se stesse e chiuse in un egoismo ristretto che non costruisce processi, ma soddisfa esigenze personali che non si inseriscono nel progetto più grande di tutti, che è quello di Dio, ma mirano all’autoaffermazione. Quindi si crea questo binomio tra lo spazio che ci spinge verso tutto ciò che è limitato e materiale ed il tempo che invece “ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita.”. Solo così le nostre azioni non saranno fini a se stesse, ma coinvolgendo altre persone e gruppi genereranno processi che magari prolungandosi nel tempo, daranno i loro frutti. Ma la possibilità di fruttificare in “importanti avvenimenti storici” non è nelle nostre mani e forse altri vedranno i frutti delle nuove dinamiche da noi iniziate. Da qui se ne deduce la superiorità del tempo, che implica anche pazienza, attesa e speranza, rispetto allo spazio che ci fa chiudere in noi stessi e non ci fa essere popolo di Dio sempre in movimento per la costruzione del Regno, ma ci cristallizza, ci blocca, ci ferma.
Dio si manifesta nel tempo, nei processi in corso spesso lunghi se non addirittura lunghissimi.
I nostri tempi non sono quelli di Dio.
ELEONORA BARI