INCONTRO INTERRELIGIOSO DI PREGHIERA PER LA PACE
Troppo spesso le religioni vengono utilizzate, in maniera completamente errata, come presupposto per guerre e litigi. In realtà basterebbe tentare di avvicinarsi ad alcune di queste per capire che in realtà non è così. Con questo spirito si è svolto giorno 9 giugno presso i locali della chiesa di San Giuseppe Innografo, ad Augusta, un incontro dal titolo “Le religioni: persone e comunità a servizio della pace e della fraternità dei popoli”, il quale, nonostante sia stato ospitato da una chiesa cristiana cattolica, ha visto come protagoniste tante religioni diverse tra loro.
Ad aprire l’incontro sono state le parole di Tati Sgarlata, operatore di Pace, e di don Carlo D’Antoni, il quale ha paragonato ogni religione al ramo di un unico albero sul quale gli uccelli si vanno a poggiare quando hanno bisogno di riposarsi oppure per fare il nido. I rami accolgono qualsiasi tipo di uccello, non allontanano, né fanno distinzioni. Successivamente i rappresentanti delle varie religioni hanno pronunciato una preghiera sulla pace; ogni preghiera era tanto diversa quanto simile. Particolarmente significative sono state le parole dell’imam Mufid, rappresentante della comunità musulmana, che ha concluso la sua preghiera citando alcuni versetti del Corano nei quali Dio viene associato all’amore, alla pace e alla comunione tra fratelli. Oltre a lui hanno avuto la possibilità di parlare anche la Pastora Ioana Ghilvaciu, rappresentante della comunità battista, Padre Enzo Zagarella, frate francescano e nostro parroco, rappresentante della comunità cattolica. L’incontro è stato organizzato nell’ambito dei festeggiamenti per la Stella Maris e con l’aiuto del Comitato 18 Aprile. Il saluto iniziale e finale è stato dato da padre Pippo Mazzotta, il “padrone di casa”, che ha permesso materialmente la realizzazione di un incontro così importante. Infine, a chiudere l’incontro, sono stati i ragazzi di Italia Nostra con una preghiera.
“Per fare la pace – ha detto il Papa – ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo”. Ci vuole, insomma, il coraggio di entrambi e, soprattutto, occorre mettere da parte lo spirito di rivalsa che è il peggior nemico perché una pace sia vera pace… insomma è difficile fare pace, ma poi è la strada migliore…
Credo fosse questa la volontà dei tanti presenti, che hanno accolto l’invito e partecipato con gioia all’incontro. Importante la presenza, non solo di persone di diverse religioni, ma anche di diverse età: hanno ascoltato attentamente le varie preghiere uomini e donne anziani, ma anche bambini e ragazzi. A questo proposito occorre ricordare che “chi prega canta due volte” e con questo spirito hanno animato l’incontro la Corale di bambini di San Giuseppe Innografo e la Gioventù Francescana di Augusta, aiutata dall’OFS e dai piccoli Araldini, bambini di età compresa tra i 6 e i 13 anni, che provano a seguire fin da piccoli l’esempio di San Francesco.
Una delle dimostrazioni di fratellanza e pace dell’incontro di ieri credo sia stata proprio data da questi ultimi e in particolare da due di loro che, senza pensare al colore della pelle o alla religione, hanno chiesto a un bambino musulmano presente di giocare e sedersi con loro. A loro non interessava se uno di loro indossasse il copricapo tipico musulmano e l’altro la maglietta con scritto “Araldini”, a loro interessava solo di aver trovato un nuovo compagno di giochi e un nuovo fratello a cui voler bene.
Lo scopo dell’incontro, in fondo, era anche questo. Se i nostri occhi e i nostri cuori saranno ritornati anche solo per una volta, anche solo per una singola azione, quelli puri di un bambino allora sapremo di essere sulla buona strada, sapremo di aver fatto qualcosa, di essere stati abbastanza ostinati da cercare la parola “PACE” in mondo che urla “guerra”.
di Aurora Di Grande