CONCLUSI GLI ESERCIZI SPIRITUALI



A margine degli Esercizi Spirituali che si sono svolti nella nostra Parrocchia dal 10 al 12 aprile vorrei proporre una mia riflessione personale su quello che mi hanno lasciato dentro.

Padre Cesare Geroldi non ha è stato il solito predicatore, l’interprete delle Scritture secondo una propria visione della Religione e della Vita. Piuttosto l’ho visto e lo sentito come uno “sparring partner” della mia coscienza. Per chi ha poche conoscenze del pugilato – sport che peraltro gradisco pochissimo – lo sparring partner è colui con cui si batte un pugile per allenarsi, uno che lo deve mettere in difficoltà perché poi l’atleta sul ring avrà un avversario che invece non sarà benevolo con lui. Lo sparring invece è, tutto sommato, un amico che ti mette alla prova. Don Cesare è stato questo: ha messo a dura prova le nostre coscienze, almeno la mia. Mi ha portato dove magari io da solo non mi sarei spinto. Mi ha messo all’angolo, mi ha costretto alla difensiva. Ma allo stesso tempo mi ha indicato una via, la strada per uscire da quell’angolo e per ritornare al centro del ring. Mi ha fatto fare, insomma, un esercizio utile.

La disgressione sportiva non sembri irrispettosa. È soltanto un modo per raccontare un mio stato d’animo. Per mostrare come il mio spirito è uscito fuori da questa prova: provato ma rinfrancato.

Avevo già visto su Youtube altre catechesi di Don Cesare e ne ero rimasto favorevolmente colpito. Tuttavia vi confesso che quando la prima sera ci è stato dato quel lenzuolone con la Passione secondo Matteo, ho avuto l’impressione che sarebbe stato tutto molto ordinario: la lettura del lungo passo biblico, qualche spiegazione, il soffermarsi su qualche particolare aspetto. In realtà sono bastati uno sguardo più attento per capire che non era la solita cosa. E poi le prime parole di don Cesare hanno fugato ogni dubbio. Le sette colonne in cui  era diviso il foglio, erano non solo uno spezzettamento di ordine pratico del passo, quanto piuttosto un percorso, non lineare, a salti, ma rispettando delle simmetrie. Questa ultima cosa delle simmetrie mi ha particolarmente colpito immediatamente, forse per deformazione professionale. Ma forse perché nella mia vita ho vissuto esperienze uguali e contrarie in diversi  momenti.       
E poi la scelta di parcellizzare in questo modo il passo ha avuto in me un altro forte input: la strada della conversione, il nostro cammino spirituale non è mai lineare, stabiliti una volta per tutte. A volte si presentano dei salti, si va avanti, si torna indietro, si focalizzano certi punti, si mettono in evidenza degli aspetti prima sottovalutati ma che invece diventano importanti. Soprattutto il cammino spirituale non è mai uguale per gli uomini, ognuno ha il suo. Non si può dire mai: io sono migliore, sono più santo perché rispetto un determinato ordine. Occorre avere rispetto per il travaglio di ognuno, per il modo personale con cui ogni credente si accosta a questo passo che rappresenta di sicuro una delle pagine più dolorose dell’umanità ma allo stesso tempo anche una delle più gloriose. La redenzione passa attraverso quella Croce, è inevitabile e non si può arrivare al Sepolcro vuoto se prima non si è passato dal Golgota. Con la consapevolezza che dopo il Golgota c’è la Pasqua di Resurrezione.

Ad un certo punto, verso la fine del terzo incontro, ho realizzato che lo sparring partner della mia coscienza non era Don Cesare. Lui era solo un mezzo del quale si serviva Gesù per parlare alla mia coscienza. Lo faceva in maniera dolce anche se le cose che mi diceva non erano ne di poco conto ne leggere. Alla fine sempre con lui, con Gesù che dobbiamo fare i conti. Ma per fortuna che abbiamo a che fare con una persona così infinitamente buona, disposta ad amarci al di sopra di ogni cosa.

Giuseppe Di Grande

 

Nelle prossime ore verranno pubblicate le registrazioni del secondo e del terzo incontro. Anche chi, per qualsiasi motivo, non  ha potuto assistere agli incontri avrà la possibilità di poterli vedere e, soprattutto, ascoltare.