"Onora tuo padre e tua madre..." QUARTO COMANDAMENTO



Il quarto comandamento è il più importante della “seconda tavola” in quanto è il primo della serie dei precetti dedicati all’amore del prossimo. La sua formulazione originaria, lega al suo adempimento la benedizione della longevità: “Onora tuo padre tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore tuo Dio” (Es 20,12).

Come già il terzo, è espresso in forma positiva e prescrive di “onorare” il padre e la madre. Il quarto Comandamento “Onora tuo padre e tua madre” non comanda di “obbedire”, di “rispettare” o di “amare”, o meglio anche tutte queste cose, ma di “onorare” i genitori. In lingua ebraica “onorare” si dice “kappod” che significa essere pesante: il quarto comandamento dice perciò di “dare peso” alla madre e al padre, di riconoscerli come importanti, rendere loro ciò a cui hanno diritto ed attribuire il posto che spetta loro nella vita della famiglia. Essi sono responsabili della trasmissione della vita e delle tradizioni; per questo meritano un ruolo particolare, un rispetto che è dovuto loro in qualsiasi condizione si trovano. I genitori si onorano non facendoli soffrire, cercando di non causare loro dispiaceri. Si onorano rendendoli orgogliosi di avere dei figli stimati, buoni, generosi, onesti, santi. Si onorano onorando Dio.

L'osservanza del quarto comandamento comporta una ricompensa: “perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio".  Il rispetto di questo comandamento procura, insieme con i frutti spirituali, frutti temporali di pace e di prosperità; al contrario, la trasgressione arreca gravi danni alle comunità e alle persone umane. Attenzione: un genitore non perfetto e non assolutamente esemplare, non perde il diritto all’onore da parte del figlio. Il dovere di onorare il padre e la madre costituisce una parte della virtù cardinale della giustizia che regola i rapporti dei figli verso i genitori, ovvero la pietà filiale. Essa si specifica anzitutto nella riconoscenza e gratitudine che i figli devono sempre avere e conservare verso i genitori per il dono, unico e non ricambiabile né eguagliabile, della vita ricevuta, nonché per tutte le cure e i sacrifici che i genitori hanno dovuto affrontare per allevare, mantenere, educare e far crescere i loro figli. Al riguardo, è opportuno citare uno splendido aforisma del libro del Siracide, che sentenzia: “Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare i dolori di tua madre. Ricorda che essi ti hanno generato; che darai loro in cambio di quanto ti hanno dato?” (Sir 7,27-28).

Nel corso della storia della Chiesa il quarto comandamento è stato esteso per sostenere istituzioni e situazioni la cui problematica è di strettissima attualità: la famiglia, la moralità delle leggi dello Stato, l’educazione, tanto per citarne qualcuna.

In sintesi. Il quarto comandamento si rivolge espressamente alle relazioni dei figli con il padre e con la madre. Al giorno d’oggi non sempre le persone si ricordano di questo comandamento, spesso si dimenticano dei genitori o parenti più bisognosi, quando sono  anziani e malati e vengono lasciati dalle famiglie negli ospizi. Il comandamento non è quindi diretto in primo luogo ai figli piccoli, ai più deboli, affinché obbediscano agli adulti, ai potenti, ma è diretto piuttosto agli adulti e ai potenti affinché non mettano da parte i genitori anziani e malfermi. Questo spiega perché nella tradizione giudaica il quarto comandamento sia spesso indicato come il più difficile del decalogo. Infatti la cura dei genitori anziani può diventare un pesante e spesso lungo aggravio economico e un lunghissimo esercizio di ogni virtù, non ultima la pazienza.

Le relazioni in seno alla famiglia comportano un’affinità di sentimenti, di affetti e di interessi che nasce soprattutto dal reciproco rispetto fra le persone. I rapporti che legano i membri della famiglia si riassumono nella parola "amore".